mobility manager outsourcing

Se il mobility manager è in outsourcing: ruoli professionali in azienda

Un mobility manager in outsourcing è possibile? Una figura professionale ed esperta esterna aiuta l’azienda a raggiungere l’obiettivo di realizzare un programma di mobilità aziendale che soddisfi le linee guida dei piani di spostamento casa-lavoro, di cui vi abbiamo scritto in questo articolo?

Ne abbiamo parlato con Mobility Management Consulting, società milanese fondata da Francesca Alessandra Casali e Renato Romano.

Mobility manager in outsourcing: cosa è successo nel 2021?

Nell’anno appena trascorso, abbiamo archiviato il “risveglio” della professione di mobility manager con il decreto interministeriale n. 179 del 12 maggio 2021. Quest’ultimo ne ha attualizzato l’esigenza per aziende con 100 dipendenti collocate almeno in un Comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti.

Renato Romano

Cosa hanno chiesto le società ai consulenti di Mobility Management Consulting?

Romano: «Purtroppo i tempi della legislazione non sono stati favorevoli a sviluppare una collaborazione ottimale.

Le linee guida di attuazione dei piani di spostamento casa-lavoro (PSCL) sono state pubblicate ad agosto e i PSLC andavano presentato entro il 22 novembre 2021.

Diciamo pure che alcune società erano interessate ai 50 milioni di euro di fondi stanziati dal Decreto Sostegni bis, ignorando che la misura riguardasse esclusivamente le aziende che avessero adottato il PSCL entro il 31 agosto 2021.

La maggior parte delle imprese si sono attivate quindi con molto ritardo, ad ottobre, forse spinte più dall’obbligatorietà che da una motivazione etica».

Casali: «In particolare, le aziende che hanno redatto un bilancio di sostenibilità si sono presentate più pronte a nominare un mobility manager interno. Coloro che non avevano intenzione di indicare un MM di riferimento si sono rivolte alla nostra società di consulenza, per averne uno esterno».

Francesca Casali

L’importanza di redigere un questionario azzeccato

Dopo una prima analisi delle condizioni strutturali aziendali e dell’offerta di trasporto, il primo step della collaborazione consiste nell’elaborazione di una indagine sui dipendenti. Per determinare come si attua lo spostamento del personale verso la sede aziendale in relazione al domicilio e alla turnazione.

Casali: «La fotografia deve essere strettamente realistica e vanno coinvolti tutti i reparti chiave, in particolare l’HR. Diversi aspetti concorrono a determinare il successo di questa fase di raccolta delle informazioni: dalle modalità di lavoro al livello di digitalizzazione dell’impresa.

Ad esempio, per aziende con personale impiegato al di fuori degli orari canonici di ufficio è importante riuscire a somministrare il questionario nelle modalità più congrue, così come se l’approccio alla informatizzazione non è elevato occorre adottare altre vie di somministrazione del questionario.

Ma il tema del telelavoro è, secondo noi, l’aspetto che maggiormente inciderà nell’elaborazione dei piani di spostamento casa-lavoro. Inoltre, inciderà direttamente sull’output che la normativa vuole ottenere. Cioè risolvere il problema della congestione nelle aree urbane mediante la riduzione del traffico causato dai mezzi di trasporto privato individuale, favorendo alternative sostenibili».

Le azioni di mobility management e la collaborazione dei reparti in azienda

Per i consulenti di MMC è importante coinvolgere il personale far passare la consapevolezza che esistono altre modalità per esaudire i buoni principi della legge sul mobility management.

Ad esempio, adottare il car pooling, convertire la flotta aziendale con mezzi con emissioni inferiori di inquinanti, infine introdurre navette aziendali. Misure peraltro finanziabili al 90% in alcune Regioni.

Tuttavia, queste azioni non si possono implementare sotto data. «Esistono quindi differenti approcci: per rispondere alle esigenze normative abbiamo utilizzato un approccio più tattico, con il continuo coinvolgimento di altri manager come il responsabile del welfare e le risorse umane nonché dei sindacati se possibile», sottolinea la professionista.

Infatti, per proporre un cambio di modalità di spostamento è necessario che il dipendente sia innanzitutto disponibile al cambiamento. Compatibilmente con le distanze da coprire ed i mezzi di trasporto alternativi disponibili.

In estrema sintesi, per realizzare un buon piano di spostamento casa-lavoro occorre un mese.

L’ideale è avviare l’iter a inizio anno, con la definizione del budget e della strategia di mobilità dell’azienda. L’indagine per definire il contesto di movimentazione dei dipendenti riguarda anche i collaboratori esterni che frequentano la sede in modo continuativo.

Infine, le linee guida richiedono di valutare i benefici ambientali conseguibili dal PSCL indicando i valori di inquinanti “risparmiati” grazie all’adozione di forme di mobilità più sostenibili. In particolare l’ anidride carbonica (CO2), gli ossidi di azoto (NOx) e il particolato con dimensioni inferiori ai 10 micron (PM10).

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