Shanghai-Milano: il viaggio verso Expo

Il viaggio da Shanghai a Milano inizia 3 anni fa, alla cerimonia ufficiale di chiusura dell’Expo più imponente di tutti i tempi, quando davanti a duemila persone il testimone passa dalla Cina all’Italia. A 18 mesi da Expo Milano 2015, i tempi si accorciano e l’attenzione degli operatori inizia a crescere.
«Expo è un’ottima opportunità», sottolinea Maria Salvati, sinologa e co-fondatrice di Jilitour, tour operator internazionale e DMC socio della Fondazione Italia Cina (jilitour.com), con sede a Roma e Pechino. «Per noi, che operiamo da 20 anni tra Italia e Cina e abbiamo una specializzazione in questo mercato, e in generale per tutta la filiera italiana del turismo. Un’opportunità che però va colta velocemente: dal punto di vista operativo c’è soltanto un anno di lavoro per prepararsi a Expo. Sentiamo una grande urgenza, c’è bisogno di un’accelerazione. C’è scarsissima conoscenza nel nostro Paese del mercato cinese. L’anno dell’Expo non sarà normale amministrazione e va pensata un’offerta ben strutturata per un turista con esigenze specifiche e una cultura lontana e diversa dalla nostra».
Secondo un’indagine della World Tourism Organization (UNWTO), riportata nel Rapporto Annuale 2013 della Fondazione Italia Cina (italychina.org), entro il 2020 la Cina sarà il Paese con il maggior numero di turisti all’estero.
«L’Italia è una delle destinazioni europee preferite dai turisti cinesi, che amano molto il nostro Paese e conoscono le bellezze delle nostre città d’arte», commenta Cesare Romiti, Presidente Fondazione Italia Cina. «Da fonte ISTAT si rileva che nel 2010 siano arrivati in Italia circa un milione e mezzo di turisti cinesi, mentre analisi qualitative di operatori del settore hanno registrato tassi di crescita a doppia cifra per tutto il 2011 e 2012. I dati dell’Ambasciata italiana in Cina rilevano nel 2012 una crescita del 30% circa relativa al rilascio di visti per i gruppi turistici da Pechino. I dati relativi ai primi 3 mesi del 2013 hanno registrato più di 45.000 visti concessi dalla Cina verso l’Italia, quasi il 40% in più rispetto allo stesso periodo del 2012».
«Questi dati ci fanno capire – conclude Romiti – che il turismo cinese verso l’Italia è in continua crescita, facendo prevedere per l’Expo del 2015 di Milano numeri davvero elevati».

La Cina, Paese in viaggio
Che cosa cerca il turista cinese in Italia?
«Chi arriva per la prima volta preferisce un tour delle città d’arte, Roma, Venezia, Firenze, con  una tappa a Milano», risponde Maria Salvati. «Non si può proporre tutto, bisogna lavorare su un’offerta semplificata. I cinesi si muovono in collettività e apprezzano il folklore e le feste popolari, la musica, gli spettacoli e la danza. Sono innamorati delle griffe italiane e hanno grande interesse per lo shopping, soprattutto di lusso: in Cina si trova tutto, ma i prezzi sono molto più alti. Hanno l’idea che l’Italia sia un Paese dove si sa vivere e c’è attenzione per il benessere, il buon cibo, la cura del corpo. Fino a qualche tempo fa nemmeno si avvicinavano ai ristoranti italiani, ma le cose stanno cambiando. A patto che si assecondino le loro abitudini. Usano mettere i vari piatti tutti insieme in tavola e il pasto italiano, lungo e con diverse portate, li stanca. Bisogna cambiare il modo di proporre i servizi per renderli appetibili al turista cinese. Non è scontato, non è facile. C’è molta fretta e molto lavoro da fare».
Come cambia l’approccio del turista che ritorna nel nostro Paese?
«Il repeater ha un atteggiamento diverso e torna in Italia per approfondire e godersi quello che non è riuscito a vedere nei primi viaggi. Di solito la prima volta viene per motivi di lavoro e poi torna con la famiglia per scoprire città minori, mete esclusive, dove non c’è il turismo di massa. Il viaggio diventa un’esperienza e allora si possono proporre le terme, la buona cucina, la degustazione di vini e prodotti locali».
La mancanza di voli diretti è penalizzante?
«Fortemente penalizzante. La linea diretta Roma – Shanghai di Alitalia è stata chiusa. Via Istanbul Turkish Airlines vola in Cina dalle capitali europee, comprese le città italiane. Emirates vola 2 volte al giorno per la Cina tramite Dubai. Compagnie straniere come Lufthansa servono questa destinazione con ottimi voli. Le uniche linee dirette sono gestite da Air China (Roma – Pechino) e China Eastern (Roma – Shanghai)».
E il problema dei visti?
«Sul problema dei visti l’Italia ha fatto passi da gigante. Uno dei fattori di maggior fastidio per i cinesi è che non c’è mai una data esatta di rilascio del visto, cosa che impedisce una tempestiva programmazione del viaggio. I consolati in Cina si stanno però organizzando. È allo studio una procedura per il rilascio del visto turistico in 5 giorni e del visto per motivi d’affari in 2 giorni. La Cina avrà all’Expo lo spazio espositivo più grande e per gli operatori del settore, le aziende e le organizzazioni che avranno necessità di recarsi più volte in Italia per i viaggi preparatori, si sta studiando un visto multiplo. L’organico delle sedi consolari a Pechino e Shanghai è stato rafforzato. Oltre a Pechino, Shanghai e Canton, un nuovo ufficio consolare sarà aperto a Chongqing, nella Cina centro-meridionale, per assorbire parte delle richieste che al momento confluiscono tutte su Pechino. Le procedure saranno snellite. Non mi preoccuperei troppo.
«È sui servizi di accoglienza che siamo molto poco preparati -, conclude Maria Salvati –. Mancano le strutture per ospitare un numero così elevato di persone. L’offerta andrà disegnata per poter essere diluita lungo i 6 mesi dell’Expo e non potendo estendere la ricettività si ovvierà distribuendo i turisti sul territorio. Mancano guide turistiche in lingua cinese abilitate. Sono pochissime: a Roma appena 15, nessuna a Siena e Torino. I tempi per il rilascio del patentino sono lunghi ma con l’eccezionalità di Expo si potrebbe pensare a un permesso temporaneo, da confermare successivamente con un esame più approfondito. Si potrebbero preparare adeguatamente i cinesi nati in Italia, che sono bilingue. C’è davvero ancora molto da fare».
Cresce il turismo cinese in Italia e con questo i numeri dello shopping, specialmente di lusso (+68% nel mercato Tax Free secondo Global Blue), diventato parte integrante del viaggio. Come si legge nel Rapporto Annuale della Fondazione Italia Cina, le mete europee di maggior richiamo (Parigi, Londra, Milano) risultano particolarmente attraenti per l’acquirente cinese, per i prezzi inferiori del 30-40%. Acquirente che compra soprattutto moda (66%) e gioielleria (27%), con una preferenza per quest’ultima (+78%). E se Milano resta la principale città dello shopping, rappresentando il 33% della spesa cinese, seguita da Roma, Firenze e Venezia, si evidenzia una distribuzione degli acquisti sul territorio nazionale, soprattutto per i turisti “ripetitivi” che esplorano le mete alternative, attratti dalla presenza degli outlet: Lombardia (34%), Toscana (29%), Lazio (19%), Veneto (11%). Tra le destinazioni alternative sta emergendo il Piemonte.

Milano, città ospitante
Milano, con la sua vocazione internazionale, nel 2015 si troverà al centro di un’esperienza di viaggio che si allarga su tutta la Penisola. Abbiamo chiesto ad Andrea Giuricin, professore aggiunto di Economia all’Università Milano Bicocca, ricercatore  presso RTBicocca – Ricerche Turismo e Trasporti Bicocca, e presso l’Istituto Bruno Leoni, pubblicista, di tracciare l’impatto che Expo potrebbe avere sul territorio, in particolare rispetto al comparto turistico.
Sono 20 milioni i visitatori attesi per Expo 2015, di cui due terzi provenienti dal nostro Paese. La città è pronta a riceverli? 
«L’Expo non deve essere considerato come l’evento di una città. L’Expo è un evento non solo lombardo, ma direi che deve coinvolgere tutto il Nord Italia. Le strutture sono in grado di riceverli, soprattutto se si apre alla logica di un evento che va oltre la singola Regione. La previsione di 20 milioni di visitatori inoltre vede un forte apporto dei turisti italiani. Quindi i turisti che realmente arriveranno nel capoluogo lombardo sono molti di meno. Il problema maggiore è quello di riuscire ad arrivare alle cifre stimate. A oggi questi risultati non sembrano essere facili da raggiungere».
Expo dovrebbe essere il motore di una strategia di sviluppo del territorio. In che misura l’area milanese può valorizzare gli investimenti programmati per la manifestazione? «Gli investimenti programmati sono certamente molto importanti. Utilizzare i grandi eventi al fine di sviluppare le infrastrutture necessarie non sempre si rivela vincente. È stato il caso delle Olimpiadi di Atene. A volte, tuttavia, i grandi eventi possono diventare un volano per la crescita, come lo sono state le Olimpiadi di Barcellona del 1992. È necessario rispettare i tempi, perché di fatto l’Expo è un obiettivo. Milano ha un grande potenziale, cosi come tutta l’Italia. Il problema sono i vincoli che non consentono di raggiungere in tempo gli obiettivi, come spesso succede nel nostro Paese. Dunque in primo luogo è necessario raggiungere gli obiettivi e una volta completate le opere è bene che queste siano messe a disposizione di tutti i cittadini».
Si dice che la chiave del successo sarà l’integrazione con il ritmo cittadino, la connessione con la vita socio-culturale della città. Milano può trasformarsi in una vera Digital Smart City, moderna e sostenibile?
«Milano ha certamente le capacità di sfruttare questo grande evento. L’integrazione tra Expo e tutta l’area interessata deve diventare l’obiettivo primario. E l’area interessata, come dicevo poc’anzi, non è solo Milano e la Lombardia, ma tutto il Nord Italia. Teniamo in considerazione che con l’alta velocità un turista raggiunge Bologna in meno di un’ora e Torino in quarantacinque minuti. Nel passato recente troppo spesso si sono sentite  più gli echi delle lotte politiche per l’Expo che le misure necessarie a sviluppare Milano e tutto il Nord. Il successo tuttavia lo decreterà il pubblico. Expo deve rimanere attrattivo così come è stata l’ultima grande manifestazione a Shanghai. Certamente i numeri dell’Expo cinese non saranno ripetibili, ma senza una forte integrazione tra l’area del Nord Italia e l’evento, il rischio di un insuccesso è molto elevato. A mio parere le stime sono troppo ottimistiche e non è un caso che siano già state viste al ribasso dalla stima iniziale di circa 30 milioni di visitatori».
Secondo le previsioni l’indotto sulla filiera del turismo dovrebbe estendersi fino al 2020. In che modo gli operatori del settore possono cogliere questa opportunità?
«Tutti i grandi eventi hanno un impatto nel lungo periodo. Gli effetti delle Olimpiadi di Barcellona si sono prolungati per oltre un decennio dalla fine dell’evento. Riqualificare la città è stato un successo della città catalana anche da un punto di vista di sviluppo turistico. Quali sono le opportunità per Milano? La città meneghina ha il vantaggio di essere il motore dell’economia italiana e tutto il Nord Italia è una delle aree più sviluppate d’Europa. Bisogna pensare a pacchetti integrati per i turisti stranieri, in modo che la proposta non si fermi al singolo evento Expo, ma si allarghi a diverse attività. È necessario inoltre cercare di facilitare l’arrivo dei turisti anche tramite un alleggerimento burocratico. Le pratiche dei visti di fatto rischiano di fare perdere opportunità in vista del grande evento. Gli operatori dunque devono cercare di creare un sistema, il più avanzato possibile, che sia in grado di fare un’offerta integrata. Riuscire a fare degli accordi con le compagnie aeree per i turisti stranieri è uno dei passi possibili, così come incentivare alleanze tra albergatori e gli operatori dell’alta velocità e i vettori nazionali. È importante ricordare che due terzi dei turisti sarà italiano, secondo le stime degli organizzatori».

Testo di Simona Silvestri, Mission n.7, novembre-dicembre 2013

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