Aumentare la sostenibilità del business travel

Aumentare la sostenibilità del business travel, la ricerca Gbta 2023

Cosa fanno le aziende per la aumentare la sostenibilità del business travel? Che azioni mettono in campo le imprese di nord e sud America, Europa e Asia per mitigare gli effetti dei viaggi d’affari?

La Gbta Foundation, braccio operativo della Global Business Travel Association, ha pubblicato il The State of Climate Action in Business Travel: Global Industry Barometer 2023. Un sondaggio effettuato in primavera tra 863 travel manager di vari paesi sulle reali pratiche in sostenibilità seguite nel settore del business travel.

I principali risultati mostrano che per le imprese, la sostenibilità è una priorità. Lo afferma il 92% degli intervistati, contro l’89% dell’anno scorso. Il Nord America è leggermente in ritardo rispetto ad altre regioni: solo l’86% mette il fattore green al primo posto. In Europa è il 98% mentre in Asia Pacifico e America Latina è il 100%.

Da notare, che questa strategia ambientale è tutta una questione di reputazione e di impatto. Per le aziende, i maggiori driver quando si tratta di aumentare la sostenibilità del business travel sono la gestione della reputazione (84%) unita a una reale volontà di avere un impatto positivo sul pianeta (82%).

Nel frattempo buyer e fornitori di servizi agiscono: l’81% dei primi ha integrato o sta pianificando di integrare la sostenibilità nei propri programmi di viaggio (nel 2022 erano il 71%). Tra i secondi, la percentuale è dell’86%.

Parallelamente le aziende stanno investendo in team di sostenibilità: il 71% degli intervistati afferma di averne uno (lo scorso anno erano il 66%). Il 90% delle compagnie aeree ha tali risorse. Questa cifra scende al 59% per l’hotellerie, al 58% per le Tmc, al 55% per i trasporti via terra e al 50% per le piattaforme di prenotazione. L’80% dei travel buyer dichiara di avere un team di sostenibilità.

Aumentare la sostenibilità del business travel, tracciare le emissioni

Da notare, che questa strategia ambientale è tutta una questione di reputazione e di impatto. Per le aziende, infatti, i maggiori driver quando si tratta di adozione della sostenibilità sono la gestione della reputazione (84%) unita a una reale volontà di avere un impatto positivo sul pianeta (82%).

Nel frattempo i cosiddetti buyer e i fornitori di servizi stanno agendo: l’81% dei primi ha integrato o sta pianificando di integrare la sostenibilità nei propri programmi di viaggio (un aumento rispetto al 71% dello scorso anno). Tra i secondi, l’86% dichiara di aver integrato o prevede di integrare la sostenibilità nei propri obiettivi commerciali.

Parallelamente le aziende stanno investendo in team di sostenibilità: il 71% degli intervistati (acquirenti e fornitori) afferma di averne uno mentre lo scorso anno erano il 66%. Sebbene il 90% delle compagnie aeree disponga di tali risorse dedicate alla sostenibilità, questa cifra scende al 59% per l’hotellerie, al 58% per le Tmc, al 55% per i trasporti via terra e al 50% per le piattaforme di prenotazione.

In media, l’80% dei travel buyer dichiara di avere un team di sostenibilità.

Il sondaggio mostra anche che la comunicazione con i dipendenti è fondamentale. Il 73% dei travel manager sta attualmente comunicando, o sta pianificando di comunicare, con i dipendenti in merito a scelte sostenibili. Un esempio? Il 74% dei travel manager incoraggia (55%) o obbliga (19%) i propri dipendenti a combinare più viaggi di lavoro in uno solo.

La pratica in più rapida crescita è quella di incoraggiare i dipendenti a selezionare opzioni a emissioni inferiori. Questo per ora è fatto dal 28% dei travel manager anche se un ulteriore 32% prevede di integrare funzionalità di sostenibilità nel proprio strumento di prenotazione online.

Nelle loro politiche, i travel manager non sempre agiscono direttamente in base allo scopo del viaggio. Il 38% chiede  una giustificazione per i viaggi di lavoro in giornata sulla base del ritorno sull’investimento e delle alternative disponibili.

Sondaggio Gbta: il potere d’acquisto come leva per il cambiamento

Le imprese che acquistano viaggi stanno sottolineando l’importanza della sostenibilità. Il 76% degli interpellati  seleziona i fornitori in base a criteri di sostenibilità (63%) puntando a inserire clausole di sostenibilità nei contratti con loro (60%).

Alla richiesta di scegliere cinque modi in cui l’industria dovrebbe accelerare il cambiamento sostenibile (su 10 possibili), un’ampia maggioranza di acquirenti indica standard armonizzati su misurazione, contabilità e rendicontazione delle emissioni (richiesto dal 65% degli acquirenti). Nel frattempo, il 60% degli acquirenti ha chiesto a Gbta di sviluppare domande standard di sostenibilità da utilizzare nelle gare.

Intermediari di viaggio, società di gestione e consulenti sono all’avanguardia nell’aiutare i clienti a scegliere fornitori più ecologici e a monitorare e compensare le emissioni. Molti intermediari di viaggio stanno attualmente visualizzando (o stanno pianificando di visualizzare) le emissioni nei punti vendita (78%). Forniscono poi servizi di calcolo delle emissioni (74%) e offrono opzioni di compensazione del carbonio (73%).

Gli investimenti in Saf sono limitati dalla mancanza di budget

Investire nei carburanti sostenibili è molto costoso per migliorare la sostenibilità del business travel. Il sondaggio Gbta Foundation indica che un terzo dei travel manager investirà presto in certificati Saf (Sustainable Aviation Fuel). Mentre solo il 18% degli acquirenti di viaggi investe attualmente nell’acquisto di questi certificati e un ulteriore 16% ha in programma di farlo. Delle aziende che acquistano i certificati Saf, l’84% lo fa attraverso le compagnie aeree.

(Scopri le norme Ue per la decarbonizzazione del settore aereo)

L’importo medio speso in certificati Saf è di 175.000 dollari l’anno. Il 13% delle aziende spende meno di 25.000, mentre il 17% spende più di 1 milione. Per chi acquista certificati Saf, gli investimenti rappresentano spesso una piccola percentuale delle emissioni complessive (meno del 10%).

Per le aziende che non investono in Saf, la mancanza di budget è il problema numero uno. Questa è la barriera citata dal 50% degli intervistati. Il 31%, invece, fatica a capire come i certificati Saf possano svolgere un ruolo in una strategia di decarbonizzazione. Un altro 24% rileva una certa complessità nel processo di acquisto di Saf.

Servono investimenti e collaborazione per risolvere le sfide

Il finanziamento della transizione verde continua a rappresentare la sfida più grande. Per il secondo anno consecutivo, i costi elevati si classificano come l’ostacolo numero uno.

È interessante notare che vi è tuttavia una certa disponibilità da parte delle aziende a pagare fino al 10% in più per compensare le emissioni di viaggio dei propri dipendenti. Alla domanda “quanto di più la sua azienda sarebbe disposta a pagare per compensare le emissioni di viaggio dei dipendenti”, le risposte fornite erano in media un +8,6%.

Non c’è dubbio che ci sia un forte desiderio di affrontare i problemi ambientali dei viaggi d’affari. Quali sono gli altri ostacoli che frenano la transizione ecologica del business travel?

Il 51% indica la mancanza di standard di misurazione e contabilizzazione delle emissioni. Per il 47% la mancanza di dati e l’accesso a informazioni trasparenti. Per il 41%, infine, gli strumenti di prenotazione che non presentano caratteristiche di sostenibilità.

In tutto ciò, Gbta sta assumendo un ruolo di primo piano. Nel 2022, il 90% del settore ha affermato che l’associazione dovrebbe guidare il settore nel suo percorso verso la sostenibilità. Ciò è stato ribadito quest’anno dagli associati, che hanno chiesto migliori pratiche, standard armonizzati e ricerche per guidare il settore in avanti.

(Scarica il Pdf con la ricerca completa)

Aumentare la sostenibilità del business travel

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