Intermodalità e sostenibilità trasporti

Intermodalità e sostenibilità nel sistema dei trasporti, un futuro possibile

L’intermodalità e la sostenibilità del sistema dei trasporti è stato il tema del convegno “Il Futuro della mobilità tra innovazione e sostenibilità”. Promosso da Sita, fornitore di tecnologie per il trasporto aereo e gli aeroporti, in collaborazione con l’Università di Bologna, ha visto la partecipazione di molti addetti ai lavori.

Soprattutto vertici di alcuni aeroporti italiani, che stanno uscendo da due anni “da incubo” in termini di transiti e che comunque stanno investendo per migliorare.

Sul piatto del sistema dei trasporti ci sono i 25,4 miliardi di euro messi a disposizione dal Pnrr per favorire l’intermodalità e la sostenibilità del comparto.

Se il trasporto ferroviario è già di per sé sostenibile – seppur l’obiettivo è di ridurre del 90% le emissioni di CO2 entro i prossimi 30 anni – sono gli aeroporti a sostenere la battaglia più difficile. In linea con l’accordo “NetZero2050”, puntano a neutralizzare l’anidride carbonica emessa entro il 2050.

La tecnologia è pronta e gli operatori del settore aereo investono già in soluzioni IT per migliorare l’efficienza in volo e ridurre il consumo di carburante. Secondo i dati raccolti da Sita, il 56% delle compagnie aeree implementerà nuove soluzioni per ridurre le emissioni di carbonio di tipo 1 e 2, mentre un terzo delle aviolinee (32%) prevede di farlo entro il 2024.

[Leggi del bando di Enac per implementare flotte green nel sedile aeroportuale]

Intermodalità e sostenibilità del sistema dei trasporti, il SAF

«A marzo 2022 abbiamo iniziato a utilizzare il Saf (biocarburante)», ha detto Ivan Bassato, responsabile della business unit Aviation di Aeroporti di Roma.

«Per un anno intero, alimenteramo con il sustainable Aviation fuel gli aerei di Ita sulle rotte per Barcellona e per Venezia. Nei prossimi 15 anni, non ci sono alternative al biocarburante, anche se costoso. L’idrogeno non sarà disponibile fino al 2035».

In tema di intermodalità, a metà marzo Adr ha annunciato un accordo con Ferrovie dello stato per integrare treno e aereo. «C’è poi il tema della urban air mobility, che ha potenziali di sviluppo molto forti e che rappresenta un perfetto esempio di intermodalità».

Secondo il Cese (Comitato economico e sociale europeo) molti dei fattori che rendono difficile l’intermodalità possono essere risolti mediante soluzioni digitali intelligenti. Esempio? La tracciatura e localizzazione, insieme ad altre procedure digitali che facilitano la gestione efficace dei flussi di trasporto multimodali.

Il regolamento (UE) 2020/1056 relativo alle informazioni elettroniche sul trasporto delle merci, da agosto 2024 faciliterà lo scambio di informazioni regolamentari tra operatori e autorità su piattaforme digitali. E risolverà almeno in parte il problema della documentazione standard e dello scambio elettronico di documenti tra Paesi.

[Visita Adr.it]

Trasporti connessi e intermodali

Intermodalità e sostenibilità sistema dei trasporti
Sergio Colella

«Il futuro della mobilità passa per la sostenibilità e l’innovazione», ha dichiarato a margine dell’evento Sergio Colella, presidente Europa di Sita. «I trasporti saranno connessi e intermodali. Avere sistemi digitali unificati che semplificano il viaggio dei passeggeri attraverso terra, mare e aria diventerà sempre più importante. Per questo abbiamo voluto questo evento. Il settore dell’aviazione ha già vissuto situazioni simili negli scorsi decenni. Quindi la nostra esperienza può essere sfruttata anche per altri mezzi di trasporto».

Al centro del dibattito sull’intermodalità e la sostenibilità del sistema dei trasporti, la necessità di rendere le operazioni efficienti. E favorire un transito senza intoppi tra i vari mezzi, dall’aereo al treno, dalle navi al trasporto merci su gomma.

«Secondo i nostri dati – prosegue – i passeggeri che utilizzano la tecnologia hanno un tasso di soddisfazione più alto. Per questo diventa essenziale promuovere un viaggio che sia integrato dal punto di vista digitale. A prescindere dal mezzo di trasporto utilizzato. Sulla stessa linea si muove anche il Pnrr con i fondi messi a disposizione per favorire l’intermodalità e la sostenibilità dei mezzi di trasporto».

«I player dell’industria, invece di continuare a dialogare con una decina di operatori, per garantire operazioni fluide e integrate tra i vari mezzi di trasporto dovranno interfacciarsi con un ecosistema di oltre 100 entità. Occasioni come questa ci permettono di venire a conoscenza delle istanze dei settori e porre le basi per un lavoro che dovrà continuare nel futuro».

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Dal Pnrr 17 miliardi di euro solo per i treni AV

«Il Pnrr sta contribuendo in modo determinante a creare la mobilità del futuro», ha sottolineato Anna Masutti presidente di Rfi.

Continua: «Per l’infrastruttura ferroviaria sono in corso tre grandi programmi di investimento: la valorizzazione delle oltre 2.200 stazioni presenti su tutto il territorio nazionale. L’estensione al Sud e il potenziamento in tutta Italia della rete Alta Velocità/Alta Capacità. Infine, il potenziamento e il miglioramento dei collegamenti di ultimo miglio a porti e aeroporti per favorire l’integrazione fra le diverse zone del Paese e l’intermodalità».

All’alta velocità ferroviaria, Rfi ha dedicato 17 miliardi del Pnrr sui 31,8 miliardi complessivi.

L’evento è stato un’occasione anche per mostrare come le tecnologie siano pronte e debbano essere estese a tutti i settori dei trasporti. Già oggi, per i controlli di sicurezza il 75% degli aeroporti intervistati da Sita intende investire in soluzioni come la biometria, poiché permette di risparmiare il 30% del tempo.

La stessa tecnologia è adatta anche ad altre forme di mobilità come le ferrovie, le crociere, o gli ingressi agli eventi, uniti sotto il paradigma dell’intermodalità.

[Scopri chi fa intermodalità treno-aereo]

Il caso degli aeroporti di Venezia e di Bergamo

Quando si parla di intermodalità e sostenibilità nel sistema dei trasporti, un punto focale l’hanno gli aeroporti, al centro di un piano nazionale che delinea la strategia del futuro.

«C’è molto da fare nel piano nazionale degli aeroporti», ha detto il Ceo di Save (il gestore dello scalo di Venezia), Monica Scarpa. «Abbiamo ingegneri che ogni giorno cercano soluzioni per efficientare i consumi. Lavoriamo molto con l’intelligenza artificiale e con il territorio, oltre che con le istituzioni regionali. Anche per noi la urban air mobility è importante. Sviluppare questa forma di mobilità è fondamentale».

Parallelamente, Save sta lavorando con Snam e Airbus sulla produzione di idrogeno a Porto Marghera.

Terza in Italia per volumi di traffico, la società di gestione dell’aeroporto di Bergamo Orio al Serio punta di più a una cosa: le leggi del mercato. Lo ha spiegato Emilio Bellingardi, direttore generale di Sacbo.

«Vorrei che lo Stato ci aiutasse a seguire il mercato» ha detto. «Nei momenti di crisi bisogna investire. E noi lo stiamo facendo, anche se alle spalle non abbiamo grandi compagnie aeree. Che cosa non ci aspettiamo dal piano nazionale degli aeroporti? Non un intervento dirigistico. L’Italia è troppo piena di interventi dirigistici. Il consenso in realtà viene dal mercato e non dallo Stato».

Il manager ha poi sottolineato il fatto che gli aeroporti sono le piattaforme intermodali d’eccellenza. Al punto che «Flixbus fa feederaggio sui nostri voli. E viceversa. Il piano nazionale aeroporti deve capire questo: deve capire l’intermodalità e deve capire che gli aeroporti sono scelti perché il mercato li sceglie».

A proposito di sostenibilità: Sacbo ha un progetto per installare pannelli solari, già approvato dall’Enac. Però il Ministero non lo approva. «Ed è una follia», conclude Bellingardi.

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Intermodalità e sostenibilità sistema dei trasporti

Il Marconi di Bologna e Palermo Punta Raisi

«Mentre gli aeroporti di Roma e Venezia sono legati (anche) al turismo, il Dna del Marconi di Bologna è molto più connesso al business», spiega il DG e Ceo Nazareno Ventola. «Siamo molto legati anche alla centralità logistica della città. Gli investimenti? Non li abbiamo cancellati durante il biennio Covid. In un arco di 5 anni abbiamo stanziato 170 milioni, che  miglioreranno lo scalo. Sempre con un occhio alla sostenibilità».

Il manager ha rimarcato che la sostenibilità non deve solo essere ambientale, ma anche sociale ed economica. «Trovo assurdo che gli aeroporti non siano stati inseriti nel Pnrr».

Su quest’ultimo punto è tornato anche Giovanni Battista Scalia, Ceo Gesap, gestore dell’aeroporto di Palermo “Punta Raisi”.

«Quando parlo con il mio collega del porto di Palermo mi chiedo perché  lui possa fare investimenti con il Pnrr e io no». Intanto, Gesap ritiene che solo nel 2023 il traffico aereo tornerà ai livelli del 2019.

«Abbiamo un piano di investimenti da 70 milioni, dove l’intervento principale sarà per ingrandire il terminal. Fare i lavori mentre ci sono i passeggeri non è il massimo, ma ce la facciamo». A Punta Raisi l’intermodalità sarebbe già realtà. Il condizionale è d’obbligo, dato che la stazione situata all’interno dei terminal – con treni da e per Palermo – avrà (forse) collegamenti solo nei fine settimana. «E lo stesso avverrà sulla tratta Punta Raisi-Palermo-Cefalù».

Nel futuro, lo scalo palermitano “Falcone e Borsellino” potrebbe essere collegato direttamente con un porto turistico. «Intanto, stiamo studiando il modo di  fare un check in unico per i crocieristi che arrivano o partono in aereo».

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