Tribunali contro AirBnB e Uber. E’ l’inizio della fine di un’era?

La Sharing economy in grande crescita… subisce una battuta d’arresto. Anzi due. A New York il colpito è Airbnb, il sito di affitto di case e stanze di privati preso di mira dal governatore Andrew Cuomo che ha emesso una  norma che autorizza multe fino a 7.500 dollari a chi pubblicizza la propria casa per l’affitto a breve termine, visto che si vuole impedire locazioni al di sotto dei 30 giorni. Un disastro per il sito nato in California, che nella Grande Mela ha un mercato di ben 46 mila alloggi. Che comunque ha reagito promettndo di modificare il sistema di registrazione, impedendo agli affittuari più di una casa e di pagare più tasse (90 milioni di dollari, l’offerta per il solo 2016).

A Londra invece è Uber ad essere entrata nel mirino dei tribunali, che hanno intimato alla società di Travis Kalanick di assumere i propri autisti, pagandoli come stipendiati, con un minimo salariale e ferie pagate.  Una decisione questa che andrebbe a impattare tutte quelle società che impiegano regolarmente dei lavoratori ma pagandoli come autonomi, come, ad esempio, le società di consegna del cibo Deliveroo o Just Eat.

Idee brillanti, con piattaforme tecnologiche ben funzionanti, che danno la possibilità di nuove modalità di guadagno a società sia in via di sviluppo che già sviluppate, ma che, di fronte a capitalizzazioni miliardarie, hanno strutture societarie molto snelle, con lavoratori sempre più “liberi”, come dicono queste stesse società, ovvero sempre più precari. È questo il limite della Sharing economy?

 

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