Viaggi d'affari come status symbol

Viaggi d’affari come status symbol, lo studio di AirPlus

Un sondaggio effettuato in 9 paesi europei (tra cui l'Italia) mostra come il business travel goda di alta considerazione tra i manager e i viaggiatori d'affari

I viaggi d’affari come status symbol, soprattutto dopo le interruzioni negli anni della pandemia e nei mesi successivi alla sua fine. I professionisti e i manager europei sono convinti del ruolo che il business travel ha sulla propria carriera o sull’immagine professionale che ci si guadagna.

Uno studio condotto da AirPlus, specialista in pagamenti per viaggi aziendali, ha intervistato 543 business traveler di nove paesi europei come Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito.

Oltre la metà degli intervistati (il 51% per la precisione) vedono i viaggi d’affari come status symbol. Insomma: danno lustro e fanno guadagnare punti.

(Scopri il parere di AirPlus sui trend nel business travel)

Business travel, l’importanza per fasce d’età

Inoltre, il 37% ha affermato di sentirsi “importante o superiore” nel proprio ambiente sociale a causa di un particolare viaggio d’affari. C’è poi un ulteriore 37% che considera come “particolarmente importanti” le persone che viaggiano frequentemente per lavoro.

Più uomini (44%) che donne (29%) hanno concordato sul fatto che i viaggiatori d’affari frequenti sono considerati più importanti di coloro che non viaggiano o viaggiano meno.

Anche l’opzione di combinare viaggi di lavoro con viaggi di piacere – il bleasure, insomma – è considerata importante dal 45% degli intervistati. Tuttavia questa soluzione tende a essere valutata di più dai lavoratori della Generazione Y (nati negli anni ’80 o ’90) e della Generazione Z (nati nel decennio successivo) rispetto ai Baby Boomer e ai lavoratori della Generazione X. Ossia i nati tra la fine della guerra e l’inizio delgi anni ’80.

Circa un viaggiatore d’affari su tre (31% ) ha anche affermato che cambierebbe lavoro se improvvisamente perdesse l’opportunità di viaggiare o potesse viaggiare solo molto raramente. Questa percentuale sale al 40% tra i giovani professionisti delle citate Generazione Y e Generazione Z.

Oltre la metà dei viaggiatori d’affari intervistati (57%) ha affermato non solo di percepire i viaggi d’affari come status symbol ma anche come un “privilegio speciale”. Questo soprattutto perché il 28% ha riferito che le proprie aziende avevano incoraggiato un approccio “virtuale” alle riunioni negli ultimi 12 mesi. Utilizzare le piattaforme di videoconferenza è utile purché non se ne abusi.

Viaggi d’affari come status symbol e no alle alternative online

Nel frattempo, il 22% ha indicato i budget di viaggio ridotticome una delle cause del calo del business travel. Il 17% ha affermato invece che è a causa della strategia ambientale, sociale e di governance (Esg) se le proprie aziende avevano diminuito le trasferte.

La stragrande maggioranza degli intervistati (88%) vede qualche tipo di svantaggio nel sostituire i viaggi di lavoro con alternative virtuali. I motivi sono dibatutti da tempo: la mancanza di contatto personale (secondo il 61% degli intervistati) e ridotte opportunità di networking (33%).

Quando si tratta di motivare la necessità di effettuare un viaggio di lavoro, lo studio evidenzia che secondo il 51% degli intervistati la massima priorità è la creazione di relazioni. A seguire la necessità di effettuare negoziazioni, persuasione (40%) e la discussione di argomenti riservati o sensibili (39%).

(Visita AirPlus.com)

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