addio a Germania

Il consolidamento europeo continua, addio a Germania

Il consolidamento europeo continua, addio a Germania. La compagnia tedesca si aggiunge ai recenti stop di Monarch Airlines, VLM, Skywork Airlines, Small Planet, Azur Air Primera Air (leggi qui), e ai vettori in cattive acque Air Belgium, FlyBe (leggi qui) e Wow Air. Con la bancarotta della compagnia a basso costo tedesca, il mercato teutonico si concentra sempre di più, anche dopo il fallimento di Air Berlin (leggi qui). Da una parte il colosso Lufthansa, con il suo brand low cost Eurowings in grande crescita (leggi qui) e dall’altra le big del mondo no frills europee, ovvero Ryanair, che ha assorbito al 100% Laudamotion dopo esser arrivata al 75% (leggi qui), ed easyJet.

Il consolidamento europeo continua, addio a Germania. I cieli tedeschi sempre più polarizzata

Addio a Germania. La compagnia aerea con sede a Berlino, con collegamenti verso destinazioni in Europa, Africa e Medio Oriente, e che ha trasportato più di quattro milioni di passeggeri all’anno, ha dovuto alzare bandiera bianca a causa dell’aumento dei prezzi del carburante e delle fluttuazioni valutarie: “Alla fine non siamo riusciti a completare con successo i nostri sforzi di finanziamento per soddisfare il fabbisogno di liquidità a breve termine. Ci dispiace molto che, di conseguenza, non abbiamo avuto altra scelta che presentare istanza di fallimento”, ha tristemente affermato l’amministratore delegato Karsten Balke.

L’azienda ha comunicato ai passeggeri che hanno prenotato voli come parte di un pacchetto di contattare il loro tour operator, sottolineando però che le persone che hanno prenotato direttamente con loro non hanno diritto a un volo sostitutivo (vedi qui il sito del vettore).

Cieli europei in difficoltà che hanno visto anche Ryanair pubblicare la sua prima perdita trimestrale dal marzo 2014, annunciando una perdita netta di 19,6 milioni di euro (17,2 milioni di sterline) per gli ultimi tre mesi del 2018, mentre Norwegian Air ha annunciato di voler raccogliere 3 miliardi di corone norvegesi (268 milioni di sterline) attraverso un’emissione obbligazionaria  per migliorare le proprie finanze.

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