Strategie anticrisi

Quale impatto ha avuto la crisi economica sul mercato mondiale del business travel? Come sono mutate le modalità di acquisto dei servizi di viaggio, in un’epoca in cui il saving è diventato una necessità? E ancora, che fine hanno fatto i programmi di CSR avviati dalle imprese prima della recessione economica? A rivelarlo è la quinta edizione del Travel Management Study, condotto da AirPlus Internationalinterpellando un campione di 1500 manager specializzati nell’organizzazione dei viaggi d’affari, provenienti da 15 Paesi (Italia, Australia, Austria, Brasile, Cina, Francia, Germania, Messico, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Sudafricana, Singapore, Spagna, Stati Uniti e Svizzera).
A livello globale, la preoccupazione per gli effetti della recessione, per quanto fortemente sentita, è inaspettatamente meno rilevante del previsto: alla domanda “L’attuale crisi economica ha avuto conseguenze sui suoi viaggi d’affari?”, infatti, ben il 51% dei manager dichiara di non aver notato ripercussioni, mentre il 4% afferma che le conseguenze sono state positive. Si registra, però, un 44% di intervistati che ha risposto affermativamente. Più critico il panorama in Italia, dove il 61% dei manager ha risentito della recessione, mentre solo il 36% non ha subito conseguenze rilevanti.
Rispetto alle passate edizioni, l’indagine riscontra un aumento significativo della percentuale di responsabili viaggi che prevedono nell’arco dei prossimi 12 mesi una diminuzione nel numero delle trasferte (35%, contro l’8% della rilevazione precedente), mentre il 40% non si aspetta alcun cambiamento. In calo anche la percentuale dei travel manager che attendono un incremento delle spese di viaggio, che passa dal 58% dello scorso anno al 25%. Coloro che si aspettano una diminuzione dei volumi, invece, salgono dal 10 al 33%. Anche nel nostro Paese, solo il 15% dei responsabili viaggi prevede un incremento dei volumi di spesa: il 22% in meno rispetto allo scorso anno. Le previsioni più fosche riguardano le grandi aziende, che hanno in programma tagli nel 60% dei casi.

I budget
Ma in tempi di crisi, come vengono impiegati i budget destinati alle trasferte? Il 32% degli intervistati (contro l’8% del 2008) prevede nei prossimi 12 mesi una contrazione delle spese destinate ai voli aerei. Inoltre, appena il 23% attende un aumento dei costi di hôtellerie, contro il 54% dello scorso anno. Aumenta il ricorso al treno, più conveniente dell’aereo: solo l’11% dei travel manager pensa che i volumi di biglietteria ferroviaria subiranno una flessione, mentre il 47% è convinto che rimarranno invariati e il 16% che cresceranno. Un dato, questo, imputabile in larga misura al completamento di alcune tratte dell’alta velocità. Per quanto riguarda il comparto dell’autonoleggio, il 25% delle imprese punta al risparmio, rispetto all’11% del 2008. Solo il 16% ritiene che si verificherà un aumento dei volumi.
Da segnalare, infine, un netto calo delle spese per meeting e convention, uno dei settori maggiormente penalizzati dall’attuale recessione: ben il 31% dei manager si aspetta una diminuzione dei volumi, quasi il doppio rispetto al 17% che, invece, ipotizza una crescita.
Tra gli spunti più significativi emersi dall’indagine spicca un maggiore ricorso alle tariffe negoziate al fine di abbattere i costi: oggi ben il 56% delle imprese stipula accordi con i fornitori, contro il 53% del 2008. Dallo studio emerge che il 74% delle aziende stipula tariffe preferenziali con gli albergatori (contro il 65% del 2008), mentre solo il 53% conduce negoziazioni con le compagnie aeree. Rispetto allo scorso anno, le strutture alberghiere sembrano maggiormente motivate a stringere accordi con le imprese: un trend strettamente connesso alla forte crisi attualmente attraversata dal settore alberghiero.
Riguardo ai voli aerei, invece, l’indagine sottolinea come due dei Paesi presi in esame (la Gran Bretagna e la Germanianegozino una percentuale di tariffe negoziate significativamente inferiore rispetto alla media (rispettivamente il 43% e il 40%). Secondo AirPlus, questo dato potrebbe essere connesso a un ricorso spiccato alle tariffe dei vettori low cost, più vantaggiose di quelle convenzionate. Un altro elemento che emerge dallo studio, inoltre, è il fatto che le negoziazioni sono appannaggio prevalentemente delle aziende con elevati volumi di spesa: ricorre alle convenzioni, infatti, l’86% delle imprese di questa tipologia, contro il 58% delle medie imprese e il 45% delle piccole. Anche se di poco, diminuisce invece il numero di accordi negoziati nel settore congressuale: dal 38 al 37%.

Policy più rigorose e centralizzazione del travel
A causa della recessione, il numero di imprese mondiali che hanno sottoposto a revisione le travel policy, rendendole più rigorose e arrivando a regolamentare tutti gli aspetti legati alle trasferte, è passato dal 57% del 2008 al 70%. Le aziende più attente alle direttive sono quelle con elevati volumi di spesa (89%, contro il 75% di medie imprese e il 57% di piccole aziende). I Paesi dove i dipendenti sono sottoposti ai regolamenti più rigidi sono Svizzera e Australiamentre in altre nazioni, come l’Italia e la Spagna, permane un atteggiamento più permissivo. Ciononostante, quest’anno il numero di aziende italiane che dichiarano di introdotto direttive per tutti gli aspetti legati ai viaggi è cresciuto del 10%. In particolare la percentuale è del 90% per le imprese con elevati volumi di spesa. L’indagine evidenzia anche come il 90% delle aziende che adottano travel policy restrittive applica anche sistemi di monitoraggio della compliance. A detta del 58% dei travel manager, si possono prevedere ulteriori inasprimenti delle travel policy nell’arco dei prossimi 12 mesi.
Il principale scopo di ogni buon travel manager, soprattutto in tempi di crisi, è ridurre i volumi di spesa. Per ottenere questo risultato, circa l’82% delle aziende intervistate dichiara di sottoporre ad analisi le spese per di viaggio (contro il 78% dello scorso anno), mentre il 41% di esse persegue questo scopo attraverso strumenti specifici di controllo (tool di reportistica ecc.). Osservando il mercato italiano, si nota che nel 2009 il numero delle imprese che hanno deciso di ricorrere a tali strumenti è cresciuto di ben il 37% Le aziende che se ne avvalgono sono soprattutto le grandi (70%) e piccole compagnie (72%), mentre nelle piccole imprese la percentuale scende al 44%.
Per rafforzare il governo del travel, inoltre, il 63% delle imprese (che sale al 73% se si sposta il focus sulle aziende con volumi di spesa elevati) ha scelto di centralizzare la gestione dei programmi di viaggio, mentre solo il 36% adotta una gestione decentralizzata. La maggior parte degli intervistati (70%), tra l’altro, prevede anche per il futuro un rafforzamento della centralizzazione.

In calo l’attenzione verso l’ecologia
Prima dell’inizio della crisi economica, numerose imprese avevano avviato programmi per ridurre l’impatto delle trasferte sull’ambiente. In molte monitoravano l’emissione di CO2 causata dai propri viaggi e aderivano a programmi di compensazione. Ma qual è la situazione attuale? La crisi ha comportato un ridimensionamento dei progetti di CSR (Corporate social responsibility)? Secondo AirPlus, attualmente la percentuale di imprese che aderiscono a programmi di compensazione è passata dal 15% del 2008 al 19%Tuttavia, quelle che dichiarano di voler adottare questo tipo di iniziative nei prossimi 12 mesi è calato dal 7 al 4%. A guidare la classifica dei Paesi virtuosi sono il Messico (38%) e la Spagna (26%), mentre il fanalino di coda è rappresentato da Paesi come la Germania (7%) e l’Austria (9%). Nello studio del 2008 gli Stati Uniti erano all’ultimo posto, ma sono risaliti in classifica, con il 12%.
In generale, a dimostrare un più spiccato interesse verso le tematiche ambientali sono le aziende di grandi dimensioni. Tra queste, il 26% dichiara di pagare delle compensazioni per le emissioni di CO2 e un ulteriore 9% intende farlo in futuro. Tale percentuale scende al 16% nelle imprese con volumi di spesa più contenuti. Da segnalare, infine, che il 68% degli intervistati si esprime a favore di una presa in carico delle politiche ambientali nei programmi di travel management, mentre solo il 24% afferma di essere in disaccordo.
Per concludere, l’indagine di AirPlus individua un nuovo trend: la tendenza, cioè, a ottenere saving nel settore congressuale accorpando la gestione di meeting e convention all’interno del travel management. Si dichiarano totalmente a favore di questa strategia il 49% degli intervistati, a cui si aggiunge un 19% che si dice abbastanza favorevole a considerare tale prospettiva in futuro.

 

Testo di Simona Greppi, Mission n. 8, novembre-dicembre 2010

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