voli fantasma

Voli fantasma, cosa sono e perché se ne contano a migliaia

Sono un dato di fatto, normalmente evitato e raro ma che con la fase di pandemia è cresciuto: i voli vuoti, detti anche Ghost flight ovvero Voli fantasma. Parlando del mondo inglese, l’analisi della CAA (Civil Aviation Authority) conta 5.000 voli passeggeri vuoti effettuati da o verso il Regno Unito, dal 2019 a questa estate.

Un danno economico, per le compagnie, quando spesso sentiamo dire che per certi voli si deve arrivare a quote molto elevate di capacità, per avere profitti. Dall’inizio della pandemia, il mondo ha assistito invece a un aumento mai visto dei voli fantasma, quasi regolari negli ultimi anni.

Soprattutto all’inizio, quando nel 2020 la domanda è crollata ma le compagnie aeree mantenevano voli e rotte come da programma. Attività normali, ma con pochi passeggeri che via via hanno portato a rivedere o interrompere certe rotte non redditizie.

Voli fantasma, perché

Le compagnie aeree devono sempre ottenere e avere il proprio slot operativo, per ciascuna rotta e aeroporto servito. E gli slot almeno in Europa, seguono regole vincolanti: se una compagnia non usa i propri slot, possono andare persi, offerti ad altri. È quindi questo un motivo alla base del crescere di voli fantasma, negli ultimi tre anni: per essere pronti alla ripresa di domanda viaggi.

Altro motivo dei voli fantasma, è il trasporto spedizioni e posta internazionale, quando da contratto inserite in aerei passeggeri, insieme ai bagagli dei clienti che man mano sparivano.

Infine alcune compagnie aeree hanno mantenuto voli, divenuti fantasma, solo per posizionare i velivoli dove serve: per quelle tratte più trafficate, rimaste appetibili o ripartite prima di altre.

voli fantasma 2022

Sostenibilità e ambiente

Se dal punto di vista aziendale i voli fantasma cresciuti in pandemia hanno una loro logica e dei motivi di sussistenza per le compagnie, pur se poco proficui, a livello ecologico questi voli hanno fatto alzare critiche.

Gli ambientalisti accusano sia le compagnie sia l’UE, facendo stime di CO2 a fronte di servizi minimamente necessari al grande pubblico che l’ente sovranazionale potrebbe limitare.

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