La grande svalutazione dell’usato

Il mercato dell’auto 2009 si è chiuso con qualche  vincitore e molti sconfitti. Hanno sorriso  quei costruttori che hanno saputo sfruttare la  generosa tornata di incentivi del governo erogati  a chi comprava un’auto rottamandone una usata  (oltre 900.000 immatricolazioni su un totale di  2.158.000), oppure a chi acquistava una nuova  vettura ad alimentazione alternativa (circa mezzo  milioni di vetture). Hanno invece pianto le marche  che non avevano prodotti adatti alla domanda  della clientela, oppure quelle che puntavano le  proprie chance sul segmento aziendaleQuesto  comparto ha subito una fortissima flessione, a   causa della congiuntura economica e della stretta  creditizia. Complessivamente, infatti, le vendite di  automobili ad aziende e quelle alle società di noleggio  hanno raggiunto il 22,7%delle immatricolazioni,  contro l’oltre 30% del 2008. Con una flessione  quasi identica per i due comparti (-30% per  gli acquisti diretti delle aziende, -26% per il noleggio,  a breve e a lungo termine). E con volumi  nettamente inferiori rispetto agli altri paesi europei  automobilisticamente più evoluti (la Germania  realizza il 60% delle immatricolazioni a società e  noleggiatori, la Francia e la Spagna si attestano a  quasi il 50%).
Se la tornata 2009 dei bonus governativi ha permesso  di salvare l’annata del mercato del nuovo  (a fine anno le immatricolazioni hanno chiuso a -0,17% sul 2008), lo stesso non si può dire per il  comparto dell’usato, che ha terminato il 2009 con  una flessione del 10,5%. Decremento che significa  la perdita di ben mezzo milione di vendite. Il mercato  dell’auto di seconda mano nel 2008 sfiorava  i 5 milioni di passaggi di proprietà, nel 2009 si è  fermato a 4,5 milioni.
Spinti dalle promozioni sul nuovo, a colpi di incentivi  statali e sconti delle Case e delle concessionarie,  i clienti privati si sono rivolti prevalentemente  al mercato del nuovo, trascurando quello  dell’usato. Che ha subito un deprezzamento dei  valori e un allungamento dei tempi di giacenza in  concessionaria o sui piazzali. Vale la pena di ricordare  che il deprezzamento medio di un’automobile  è di circa 7 euro al giorno. Il che significa che il  comparto ha fatto registrare perdite colossali.  Perdite che hanno avuto un impatto anche sui  clienti finali, perché se la svalutazione coinvolge  tutti i segmenti di mercato, ogni auto in possesso  di un automobilista vede perdere più rapidamente  il proprio valore, fino al momento della rivendita,  quando sulla permuta verrà applicato il forte deprezzamento.
Così come a perderci, nel 2009, sono stati i noleggiatori, che avevano preventivato,  e messo a bilancio, valori teorici dell’usato della  propria flotta molto più elevati rispetto a quanto  la realtà odierna indica (in media la sovrastima è  stata del 10-15%). Questo li ha portati a un atteggiamento  più prudenziale sulle stime dei valori  residui dei nuovi contratti, che ha avuto come  conseguenza una crescita dei canoni di noleggio. Il che, unito alla stretta creditizia, ha portato alla  significativa contrazione delle vendite di noleggio
a lungo termine, con le percentuali di decremento che abbiamo visto poc’anzi.
La perdita di valore dell’usato è stata in media del 20% rispetto alle quotazioni dell’anno precedente, secondo il Centro di Analisi di mercato della  Sanguinetti Editore, la società che produce le  quotazioni Eurotax. Nel 2008, rispetto al 2007, la  flessione delle quotazioni era stata del 15%. Dunque  si è registrato un calo supplementare del  25%. Ancora più accentuata la flessione dei modelli  fuori produzione (cioè quei modelli che nel  corso del 2009 sono stati sostituiti da altri più aggiornati  nel mercato del nuovo): per questi il calo  medio è stato del 26%, contro il 19% del 2008 sul  2007.
Questo significa che la tendenza del mercato  dell’auto usata va verso un deprezzamento generalizzato  e punta ad allinearsi al resto d’Europa,  dove la svalutazione dei veicoli di seconda mano è  sempre stata maggiore, soprattutto nei primi anni  dall’immatricolazione.

I modelli che hanno perso di più e quelli che si sono salvati
Come sempre avviene, pur in un mercato che tende  indistintamente al ribasso, alcune tipologie di  vetture hanno subito una perdita di valore più  netta. In particolare l’usato Euro 2 immatricolato  dopo il 1° gennaio 2000, ossia quella tipologia di vetture che non rientravano nelle agevolazioni  governative per la rottamazione. Innescando così un fenomeno curioso: tutto l’usato ante 1999  (dall’Euro 0 all’euro 2) aveva un valore commerciale di 1.500 euro (ossia pari al bonus rottamazione),  quello più recente, ha raggiunto una quotazione prossima allo zero.
In netta flessione anche le quotazioni delle Euro 3,  in particolare delle motorizzazioni diesel. Identica  situazione per le Euro 4 a gasolio non dotate di filtro  antiparticolato, i cui valori sono ormai analoghi a quelli delle precedenti Euro 3. Fortissima svalutazione  per le vetture di alta gamma, in particolare  per le ammiraglie, sia quelle dotate di motorizzazioni  a benzina sia quelle a gasolio, ma tutte caratterizzate  da cilindrate elevate. In netta flessione,  tra le tipologie di vetture, il gradimento e, di conseguenza,  delle quotazioni, delle station wagon, di  ogni taglia. Tra le alimentazioni, si è innescato un  nuovo fenomeno rispetto alle annate precedenti: il  diesel si è svalutato in maniera più accentuata rispetto  al benzina, a causa delle limitazioni maggiori  durante i blocchi del traffico nelle città e perché  negli ultimi anni la crescente quota di immatricolazioni  di diesel ha portato a una sovrasaturazione  del mercato anche nell’usato.
Le tipologie di auto che hanno avuto svalutazioni  meno drammatiche sono state le crossover, auto trasversali che da poco si sono affacciate sul mercato e consentono un utilizzo più diversificato:  non sono fuoristrada, ma adatte anche a percorsi  non asfaltati, non sono vere e proprie station wagon,  ma hanno un vano di carico ampio, non sono  monovolume tout court, ma offrono abitabilità  similari. Questa formula alternativa piace e dunque  non ha subito svalutazioni accentuate. Ma le  vere regine del mercato sono, tutte indistintamente,  le auto con omologazione antinquinamento  Euro 5, la maggior parte delle quali è stata  commercializzata soltanto a partire dal 2009,  dunque difficili da reperire. Molto richieste, e  quindi poco deprezzate, le auto a gas, con una  prevalenza per le gpl rispetto alle metano. Su tutte,  però, i valori residui migliori sono quelli delle  ibride, con motorizzazione elettrica abbinata a  quella a scoppio.

Prospettive per il 2010
Cosa succederà quest’anno nel comparto dell’auto  di seconda mano? Il probabile ritorno degli incentivi,  seppure con formule e importi differenziati rispetto al 2009, contribuirà a mantenere depresso  il mercato. In assenza di sistemi di incentivazione  dell’usato (che, giova ricordarlo, sarebbe “a perdita secca” per l’erario, perché i bonus sul nuovo sono ampiamente compensati dall’aumento  del gettito Iva) che al momento attuale non sono ipotizzabili, lo stato di crisi del comparto è destinato  non solo a continuare, ma anzi ad accentuarsi  con una flessione ancora maggiore dei valori  residui. La tendenza è quella di arrivare a valore  pressoché zero dopo soli 5-6 anni dalla prima  immatricolazione.
Pochi segmenti di mercato si salveranno dalla crisi: le Euro 6 (ma sono ancora pochi i modelli disponibili  a mercato), cioè i modelli che già rispondono  alla normativa che entrerà in vigore nel  2014; le auto a gas (in particolare le utilitarie); le ibride (soprattutto quelle di seconda generazione,  in programma già nella seconda parte dell’anno);  le crossover. Ma soprattutto i modelli dotati di  nuove motorizzazioni di piccola cilindrata (downsizing), efficienti, poco assetate e molto parsimoniose  nelle emissioni. Stiamo riferendoci alla  generazione “sotto i 100 grammi di CO2”, che  proprio in questi mesi si sta affacciando sul mercato.  Queste vetture saranno le vere regine del  mercato dell’usato, soprattutto quando (e ciò avverrà  nel volgere di pochi anni) il legislatore modulerà  il sistema di tassazione sull’auto in base alle  emissioni inquinanti.

 

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