Senza fronzoli è meglio

Il panorama alberghiero italiano degli ultimi 20 anni è molto cambiato: secondo il Rapporto sul Sistema Alberghiero in Italia 2010 di Federalberghi, dagli anni ’90 in poi il settore ha assistito a una forte azione di riqualificazione delle proprie strutture, con un rafforzamento delle strutture alberghiere di fascia media. Tra il 1995 e il 2008, per esempio, gli esercizi a tre stelle sono passati da una percentuale sul totale di 33,4% a un 51,9% (dati Istat). Un trend che trova conferma anche nell’Osservatorio Confindustria Aica (Associazione Italiana Compagnie Alberghiere): tra il settembre 2009 e il settembre 2010, la percentuale di variazione su tasso di occupazione camere dei tre stelle riporta un +8,9%. Ma se fino a pochi anni fa l’offerta dei budget hotel interessava soprattutto il turismo vacanziero, negli ultimi anni cominciano a fare capolino tra gli utilizzatori anche le aziende, desiderose di ridurre i costi di viaggio.
 
Camere al risparmio
A partire dalla crisi economica del 2008 le aziende hanno cominciato a rivedere le proprie travel policy, impostandole in maniera più restrittiva. Non è una novità, ad esempio, che sia cresciuto in maniera esponenziale l’utilizzo di compagnie aeree low cost. Una scelta che comporta per il business traveller qualche lusso in meno, ma in compenso consente all’azienda di ridurre i volumi di spesa. In fondo, per un viaggio di due o tre ore, quanto conta il flute di champagne, lo scaldapiedi di lana merino o la poltrona massaggiante rispetto a una migliore gestione dei budget di viaggio? Ultimo tassello in questa politica al risparmio è la selezione di alberghi di fascia media, senza lussi extra ma dignitosi e confortevoli, spesso attrezzatissimi proprio per la clientela d’affari.
Oltretutto, oggi l’offerta di strutture a prezzi convenienti è più ampia rispetto al passato: sulla falsariga del “low cost” aereo, ad esempio, si sono sviluppate recentemente in Europa e in Italia catene alberghiere che estremizzano la proposta di “sistemazione spartana”, offrendo ai clienti una tariffa base che include il minimo indispensabile a cui aggiungere, pagando un sovrapprezzo, altri confort. Nulla a che vedere con gli hotel a “zero stelle” che anni fa si provò a diffondere in Italia, o con le strutture di bassa categoria, spesso in strutture vecchie, poco confortevoli e con un telefono come massimo strumento tecnologico.

Easy Hotel
Le catene alberghiere “low cost” puntano prima di tutto su booking online, con prezzi tanto più bassi quanto più anticipata è la prenotazione, sulla centralità della struttura e, perché no, anche sul design. È il caso degli alberghi Easy Hotel, di proprietà di easyGroup, il grippo fondato da Stelios Haji-Ioannou di cui fa parte anche il vettore easyJet. “Simple confort, graet value” recita il concept della compagnia: e in effetti le 14 strutture della catena, diffuse da Londra a Berlino, da Budapest a Dubai, sembrano fatte apposta per il viaggiatore d’affari che si ferma giusto il tempo di una riunione e che non ha bisogno di tanto lusso. Prenotabili dal sito easyhotel.com, sono tutte in posizione centrale, offrono camere piccole (a scelta la dimensione, con o senza finestre) e moderne, alcune disegnate dagli architetti e design del gruppo londinese Zmma. Al prezzo base (a partire da circa 20 euro) si possono aggiungere servizi aggiuntivi a pagamento, come la connessione a Internet o la pulizia giornaliera della stanza. Una formula che riscuote successo anche tra la clientela business. «Negli alberghi cittadini abbiamo notato un aumento dei viaggiatori d’affari, crediamo sia un riflesso delle difficili condizioni economiche che molte imprese stanno affrontando – spiega Calum Russell, commercial director di easyhotel – Credo comunque che questo trend continuerà anche con il miglioramento dell’economia, perché le aziende non smetteranno di controllare le proprie spese di viaggio, realizzando che se i loro impiegati sono impegnati in affari solo una o due notti, una camera di 30 metri quadrati, bar, ristoranti o terme per oziare non sono necessari».

Tuna Hotel
In forte espansione europea anche Tuna Hotel, catena malese di alberghi low cost strettamente imparentata con il business aereo: uno dei proprietari, Tony Fernandes, è infatti l’amministratore delegato della compagnia “no frills” AirAsia. Il primo hotel nel vecchio continente ha aperto a Londra, nei pressi di Westminster, e promette camere a partire da 2 sterline a notte fino a un massimo di 35. Tariffa veramente basica: compresi ci sono solo un letto comodo, il bagno, il riscaldamento (o l’aria condizionata in estate) e l’ascensore per arrivare al piano. Eppure, per chi da un hotel ha bisogno in fondo solo di questo, la soluzione è più che accattivante: gli alberghi Tune promettono letti a cinque stelle (con materassi, cuscini, lenzuola di alta qualità), una doccia calda ad alta pressione, location in posizione centrale, accesso con key card elettronica. I 12 hotel della catena, tra la Malesia, l’Indonesia e l’Inghilterra, sono destinati ad aumentare in futuro: solo nel Regno Unito è in previsione l’apertura di almeno 14 strutture.

L’hotel “econochic”
E in Italia? Chi sta puntando su questo tipo di offerta anche nella penisola è la catena B&B Hotel – di proprietà del gruppo Carlyle – un brand di hôtellerie low cost di qualità che comprende 229 hotel in Europa. Di recente apertura il B&B hotel Milano-Monza, perfetto esempio del concept (registrato) di hotel “econochic”. Nel costo della camera (intorno ai 55-59 euro) sono inclusi numerosi servizi indispensabii per i business traveller: possibilità di accedere alla camera tramite codice (quindi senza chiave), connessione wi-fi gratuita, Tv con schermo piatto Lcd da 26 pollici (con pacchetto Sky incluso), telefono a linea diretta, climatizzazione autoregolabile, bagno con doccia e asciugacapelli professionale, parcheggio gratuito, possibilità di annullare la camera fino alle ore 19 del giorno di arrivo. E anche se non c’è il ristorante, il cliente trova un Corner shop aperto 24 ore su 24, provvisto di cibi freschi, snack, bevande, primi piatti da scaldare al microonde.
Un brand che ha tutta l’intenzione di espandersi sul mercato italiano. «Contiamo di arrivare a 10 strutture entro il 2010 in città come Torino, Roma, Pisa, Bologna – conferma Jean Claude Ghiotti, presidente di B&B Hotels Italia –. Crediamo sia il momento giusto, anche per rilevare strutture a condizioni accettabili».
Ma quanto interesse c’è da parte delle aziende italiane verso la formula degli hotel low cost? A detta di Ghiotti, il mercato non è ancora del tutto maturo. «In Italia l’adozione di strutture a basso costo da parte delle aziende è ancora modesta rispetto ad altri Paesi quali la Francia, la Germania o l’Inghilterra. Nelle nostre strutture francesi e tedesche la clientela è per il 70% composta da viaggiatori d’affari, con punte che si avvicinano al 100% dal lunedì al giovedì. Non è solo conseguenza della crisi, che forse porta a scegliere le room rate più basse: dopo aver provato il nostro prodotto il cliente comprende che non conviene pagare di più, tanto più in una struttura come quella di Monza, che non ha nulla da invidiare a un hotel di fasci alta». Per i clienti è prevista entro marzo 2011 una “carta fedeltà” con promozioni e vantaggi economici. «Ma puntiamo anche a una politica dei prezzi molto lineare – conclude Ghiotti – i nostri alberghi non costano un giorno 50 euro e quello dopo 150. Anche in concomitanza con eventi, o nei periodi di alta stagione, le tariffe avranno uno scarto massimo di 15-20 euro».

 

Testo di Virginia Draghi, Mission n. 7, novembre-dicembre 2010

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