May dice sì

May dice sì all’accordo con l’UE sulla Brexit ma…

Theresa May dice sì all’accordo con l’UE sulla Brexit dopo 5 ore di riunione con i suoi ministri, precisando che non è stata una decisione “facile”, anche se il testo licenziato dal 10 di Downing Street è il “il migliore possibile nell’interesse nazionale” (vedi qui il sito ufficiale del governo britannico). In questo caso Londra riuscirà a “recuperare il controllo” del paese, come auspicato durante la campagna pro-Brexit (leggi qui), scongiurando così un secondo referendum o un nuovo round di discussioni per le quali il tempo si assottiglia sempre di più.

May dice sì all’accordo con l’UE sulla Brexit dopo una riunione fiume con i suoi ministri al 10 di Downing Street

May dice sì al piano negoziato da Michel Barnier, ma molti sono i contrari a questo accordo nel suo stesso partito, tra cui alcuni deputati che continuano a volere una Hard Brexit.  Il  deputato conservatore Peter Bone ha avvertito di perdere con questo accordo “molti deputati conservatori e milioni di elettori”, con Jacob Rees-Mogg che ha esortato i colleghi a respingere l’accordo. Mentre l’ex leader dell’UK Independence Party (UKIP) Nigel Farage, figura chiave del voto Brexit del 2016, ha detto che è stato “il peggior affare della storia”.
Un piano che ora la Camera dei Comuni, dovrebbe approvare prima del 29 marzo, e che secondo May “riporta il controllo del nostro denaro, delle leggi e dei confini, pone fine alla libera circolazione (delle persone, ndr), protegge il lavoro, la sicurezza e il nostro sindacato…”. Ma, oltre alle resistenze interne, tra cui gli alleati del Partito Democratico Unionista (DUP) dell’Irlanda del Nord, il primo ministro ha incontrato anche il leader laburista Jeremy Corbyn, che, però, ha dichiarato che respingerà l’accordo, anche se alcuni deputati laburisti temono che sia preferibile a nessun accordo. Circa un terzo dei ministri del governo britannico si è espresso contro la bozza d’intesa, secondo quanto riferito dalla Bbc, secondo cui  fra 9 e 11 componenti del gabinetto hanno manifestato riserve durante la discussione, alcuni con particolare foga come la titolare del Lavoro, Esther McVey. E arrivano le prime dimissioni di alcuni di loro, tra cui il ministro britannico per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara, e lo stesso ministro ministro per la Brexit, ovvero Dominic Rabbmentre fra i ministri dichiaratamente brexiteers solo Michael Gove, capofila della piattaforma pro Leave nella campagna referendaria del 2016, abbia parlato apertamente a favore della proposta avanzata dalla premier. L’ex-ministro degli esteri Boris Johnson è tornato da parte sua a denunciare l’accordo come “totalmente inaccettabile per chi tenga alla democrazia”, mentre William Hague, ex-leader Tory, si è schierato con May avvertendo che andare contro l’accordo significherebbe “non avere affatto una Brexit”.

Nel contempo il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk dovrà discutere a Bruxelles con i leader degli altri 26 paesi UE , un incontro che dovrebbe avvenire già domenica 25 novembre.

Ecco le ultime tappe dell vicenda Brexit :

  • 14 novembre 2018 – L’esecutivo di Theresa May dice sì politicamente all’intesa.
  • 25 novembre 2018 – Possibile summit straordinario della Ue per l’ok definitivo all’accordo.
  • entro il 29 marzo 2019 – Procedure di ratifica da parte dei 27, delle istituzioni UE e del Parlamento britannico.
  • mezzanotte del 29 marzo 2019 – Scatta la Brexit, parte il periodo transitorio di 21 mesi dove Londra continuerà ad applicare le regole UE ma non avrà più potere decisionale, e si avviano i negoziati per i vari accordi commerciali tra il Regno Unito e i paesi UE.
  • 31 dicembre 2020 – Fine del periodo transitorio; la Gran Bretagna esce in maniera definitiva dall’Unione.
  • 1 gennaio 2021 – La Gran Bretagna torna, dopo decenni, a tutti gli effetti ad essere un paese totalmente autonomo dal resto dell’Europa.

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